Idee per innovare il proprio agire professionale
Considerazioni sulla Terza edizione del Be Innovation
Il 25 settembre ho partecipato alla Terza edizione del Be Innovation perché:
- sono una professionista certificata con Bollino Etico Sociale in quanto il mio agire professionale è basato sulla responsabilità sociale, l’etica e l’innovazione sociale;
- sono un InnovArtiere, divulgo nelle aziende i vantaggi di introdurre l’etica e la responsabilità sociale tra le priorità strategiche con un impatto positivo tridimensionale e grandi benefici per chi promuove le azioni di innovazione sociale, chi le riceve internamente all’azienda, il territorio, l’ambiente, la comunità e tutti i portatori di interesse e di valore;
- sono interessata ad entrare in contatto con persone allineate ai miei valori e principi, con cui posso creare partnership di valore e contribuire a costruire il mondo migliore per le generazioni future, un mondo basato sul miglioramento continuo, sulla sostenibilità, sulle scelte etiche, sulle pari opportunità, sulla crescita di tutti, in cui nessuno rimarrà indietro.
In 8 ore di innovazione abbiamo ascoltato 7 relatori e interiorizzato nuovi pensieri ed idee che ci aiuteranno a migliorare la nostra professionalità.
In un evento formativo di questo genere non si acquisiscono competenze tecniche ma si approfondiscono “modi di essere” alternativi, atteggiamenti, convinzioni e credenze che alimentano la fiducia che ciascuno di noi può contribuire a migliorare il mondo in cui viviamo, la speranza che ogni nostra piccola azione possa avere un impatto ampio su tutto ciò che ci circonda, e contaminare positivamente tutti quelli che non credono di avere un ruolo sociale fondamentale in questa vita.
Non importa che lavoro tu faccia, che titoli hai acquisito, quanto ricco e potente sia diventato, chiunque tu sia SEI IMPORTANTE ed hai un RUOLO SOCIALE per gli altri, per te stesso, per il presente e per il futuro.
Ecco che ho deciso di condividere le suggestioni che hanno lasciato una traccia significativa dentro di me:
- “Le parole sono finestre o muri?” Le parole possono davvero aprire i nostri orizzonti, farci vedere nuove prospettive, farci vivere esperienze emotive interne completamente diverse oppure possono bloccarci, limitare la nostra visuale e, di conseguenza, la possibilità di agire. Faccio un esempio che è stato riportato durante il primo intervento sul linguaggio giraffa: trasformare il senso di efficacia da una dimensione in cui si cerca di AVERE DI PIÙ (avere più conoscenze, più titoli, più benefit, più potere d’acquisto), ad una dimensione in cui si riesce ad ESSERE DI PIÙ (essere più responsabili, più etici, più sostenibili, più curiosi, più creativi, più in connessione con gli altri).
- Vivere e sentire il cambiamento come unico elemento costante della nostra vita. Sì, perché rispetto ad ogni situazione che cambia, molti di noi cercano di resistere, in modo che le cose rimangano stabili. Spesso abbiamo paura del cambiamento perché entriamo in un luogo sconosciuto dove non sappiamo cosa attenderci e facciamo fatica a fare previsioni e pianificazioni, anche se molti di noi a livello razionale sanno bene che cambiare è l’unico modo per evolversi e, a volte, per sopravvivere.
- Le cose che cerchiamo o di cui abbiamo bisogno, inconsapevolmente, le troviamo fuori di noi, anche dove non esistono oggettivamente. Questo ci porta a mettere etichette, esprimere giudizi, crearci delle convinzioni che limitano se stessi e le relazioni interpersonali. Forse sarebbe utile lasciare andare le convinzioni già consolidate dentro di noi, che ci portano a confermare ciò che già sappiamo, ed aprirci agli altri e al mondo con la curiosità e l’entusiasmo di scoprire, di conoscere, di apprendere. A questo proposito Ivan Foina ci dice sempre: ” Non credere a niente. Ascolta”… Ascolta con tutto il tuo corpo e percepisci le emozioni che suscita ciascun messaggio e informazione che arriva dall’esterno, ed è proprio attraverso le sensazioni che vivi, che riesci a scoprire chi sei veramente, chi vuoi essere e chi vorrai diventare.
- Quale tipo di tolleranza voglio sviluppare nei confronti di chi è diverso da me? Penso che questa sia una domanda potentissima perché ci mette nelle condizioni di scegliere in che modo vogliamo accogliere nella nostra vita la diversità, quanto siamo aperti ad entrare in connessione con chi porta dentro di sé valori, cultura, provenienza geografica, credenze religiose o politiche, abitudini e usanze differenti dalle nostre.
- Sviluppare la capacità di ascoltare più delle parole pronunciate. Leggere tra le righe, entrare in empatia, percepire le emozioni e la profondità dei vissuti dell’altro che spesso non si conoscono appieno.
Quanto può arricchire le nostre relazioni interiorizzare questi concetti?
- Qual è la differenza tra accumulare medaglie e crescere il senso di appartenenza? Qua, se penso alle medaglie, posso interpretare questa parola in modo molto più ampio e metaforico, e mi riferisco ad accumulare simboli da mostrare come testimonianza del mio valore, della mia preparazione, della mia determinazione, per avere un adeguato riconoscimento sociale. In contrapposizione alle medaglie, io scelgo di accrescere nella mia vita il senso di appartenenza, ad una comunità che condivide i miei valori, le mie conoscenze professionali, i miei legami familiari e amicali, perché il senso di appartenenza riempie il mio cuore di orgoglio, di forza, di solidità umana, e della possibilità di condivisione, scambio e connessione. Penso che il senso di appartenenza non ci faccia mai sentire soli.
- ” Le coppe si vincono in allenamento. Si va in gara solo per ritirarle”: probabilmente lo sappiamo tutti che il bello del viaggio non è semplicemente legato al raggiungimento della metà, ma a tutte le stazioni che superiamo per arrivarci. Questa è una lezione che non voglio mai dimenticare… riuscire a godere completamente di tutto il percorso, di tutte le cadute, di tutti gli ostacoli, di tutte le strade alternative scoperte, di tutte le attese di fronte ai bivi, di tutti i rischi che ho saputo prendermi. Penso che sia proprio questo il senso della vita: ESSERE PRESENTE in ogni momento con l’idea chiara della MISSIONE per cui siamo nati, diventare completamente e pienamente se stessi!
E la mia missione, sempre di più, è diventare protagonista della mia vita e del mio mondo, essere un esempio di vita per mio figlio, in modo che anche lui possa vivere la sua al meglio e al massimo. Vivere la vita al meglio, per me, significa essere al servizio degli altri, delle aziende di cui sono partner, aiutarli a raggiungere gli obiettivi strategici, basando il mio agire professionale sulla responsabilità sociale e sull’etica.
Un vero e proprio INNO ALL’AZIONE.