Il rischio stress nel settore sanitario
Quali sono i rischi specifici del settore sanitario che causano stress lavoro correlato? Perché è così importante effettuare una puntuale valutazione dei rischi? Ne parleremo in questo articolo.
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La salute e sicurezza nel contesto sanitario è un’area che non può essere sottovalutata. Da questa dimensione organizzativa dipende il benessere psicofisico degli operatori, l’incolumità dei pazienti e la qualità complessiva del servizio, anche nei confronti dei loro familiari.
È importante comprendere appieno quali sono i rischi a cui sono esposti gli operatori sanitari. Altresì è necessario fare un’attenta valutazione dei rischi, per introdurre i correttivi più efficaci a tutelare la salute e la sicurezza del personale sanitario.
Qual è l’attuale scenario nel settore sanitario?
La salute psico-fisica degli operatori sanitari è un elemento essenziale per garantire un’adeguata assistenza a tutti i pazienti.
I professionisti del settore sanitario sono esposti a forti pressioni che incidono sulla loro salute mentale e fisica. Pensiamo per esempio a:
la gestione di emergenze ed urgenze
le rigidità e le dinamiche organizzative
le sempre più scarse risorse economiche
le diverse procedure e protocolli da seguire
i sovraccarichi emotivi
la carenza di personale
i turni di lavoro spesso devastanti
la responsabilità morale e etica di lavorare con la salute delle persone.
Ai rischi specifici del settore sanitario si uniscono nuovi rischi emergenti.
I rischi specifici del settore sanitario
La salute e la sicurezza di tutti gli operatori che lavorano nell’ambito ospedaliero e nelle aziende sanitarie locali sono caratterizzate da molteplici rischi.
Medici, infermieri, addetti alla riabilitazione, fisioterapisti, operatori socio-sanitari, ausiliari, biologi, chimici, psicologi, sono impegnati in attività sanitarie. Un esercito di persone esposte a specifici rischi derivanti dal contesto sanitario. Tra questi si possono trovare:
- rischi biologici
- rischi chimici
- rischi legati ad agenti fisici
- rischi ergonomici
Tra i rischi emergenti troviamo quelli psico-sociali, anche a seguito della recente situazione pandemica da Covid-19. Ho prestato attività di volontariato nella fase 1 dell’emergenza, documentata in un articolo pubblicato dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia.
Esploriamoli un po’ per capire meglio.
I rischi biologici nel settore sanitario
Sono legati alla diffusione di microrganismi oggetto di studio o di ricerca nei laboratori e all’esposizione, di tipo accidentale, a germi patogeni.
I rischi maggiori e più spaventanti per gli operatori (circa il 75% delle esposizioni al rischio biologico) possono avvenire:
- maneggiando siringhe a seguito di prelievi di sangue che causano punture da aghi
- utilizzando oggetti taglienti, aghi, punture, lame o frammenti di vetro che provocano ferite da taglio.
Nella fase di smaltimento dei rifiuti avviene il maggior numero di incidenti dovuto ad aghi e oggetti taglienti contaminati come lamette, fialette di vetro, bisturi.
Il rimanente 25% di esposizione al rischio biologico si riscontra quando gli operatori sanitari vengono a contatto accidentalmente con dei fluidi biologici infetti (aerosol e goccioline).
Il rischio infettivo può causare l’epatite B e l’epatite C, malattie professionali molto frequenti nel settore sanitario, ma anche l’HIV (immunodeficienza umana). Maggiormente a rischio i reparti di pronto soccorso, dialisi e banca sangue, i reparti di ematologia, di odontoiatria, chirurgia ed i laboratori clinici.
I rischi chimici
Il personale sanitario è esposto al rischio chimico durante la preparazione e la somministrazione di determinate sostanze, come anestetici, chemioterapici, disinfettanti e sterilizzanti, composti chimici usati nei laboratori.
L’utilizzo e la manipolazione di sostanze, liquidi, creme o antibiotici può essere la causa di possibili effetti allergici e reazioni avverse.
I rischi da agenti fisici
Nel settore sanitario il rischio da agenti fisici è caratterizzato principalmente dall’esposizione a radiazioni ionizzanti, durante le radiografie o le terapie radianti, che possono causare il cancro o malattie del sistema nervoso centrale.
Tra i rischi fisici rientrano anche:
- l’esposizione al rumore, soprattutto in reparti di terapia intensiva, di emergenza o di pronto soccorso, dove possono essere presenti sirene, allarmi e suoni acuti
- l’esposizione a temperature estreme
- l’illuminazione inadeguata.
I rischi ergonomici
Movimentare i pazienti, assumere e mantenere posture scomode, movimenti ripetuti con braccia e gambe, la movimentazione manuale di carichi pesanti, possono causare disturbi muscolo scheletrici, in particolare a livello della schiena.
I rischi psico-sociali nel settore sanitario
Il settore sanitario è caratterizzato anche dalla presenza di potenziali fattori di rischio psico-sociale per tutti gli operatori che vi lavorano, spesso sottovalutato.
Alcune delle situazioni che rappresentano un potenziale rischio stress lavoro-correlato sono:
- L’elevato carico emotivo presente in ogni momento della giornata lavorativa, nella relazione con i pazienti e con i loro familiari, e derivante dal contatto continuo con situazioni, a volte, di estrema sofferenza
- le frequenti violenze e molestie
- il lavoro a turni, anche notturni, spesso senza adeguati periodi di riposo per la carenza di personale
- la reperibilità per la gestione tempestiva di urgenze o emergenze, che comporta la difficoltà di conciliare e organizzare la propria vita privata.
L’esposizione al rischio stress lavoro-correlato può variare nei diversi reparti anche in base a diversi fattori organizzativi, come lo stile di leadership del responsabile, la distribuzione dei carichi di lavoro e l’organizzazione dei turni, la qualità relazionale e comunicativa, gli obiettivi e la gestione di priorità specifiche.
Le violenze e le molestie nel settore sanitario
L’Inail evidenzia che nel triennio 2019-2021 le aggressioni e le minacce al personale sanitario ci sono stati circa 4800 casi. I più colpiti sono gli operatori fra i 35 e i 49 anni, nel 40% dei casi. Oltre un terzo sono infermieri ed educatori professionali.
Queste violenze possono essere fisiche, verbali o sessuali e commesse dai pazienti, dai loro familiari o da colleghi di lavoro.
- Le violenze fisiche possono includere spinte, schiaffi, calci, pugni o attacchi con oggetti contundenti. Azioni che possono causare danni fisici significativi e persino mettere a rischio la vita del personale sanitario.
- Le molestie verbali includono insulti, minacce o commenti sessisti, razzisti o omofobi e possono avere un impatto significativo sulla salute psicologica e sul benessere del personale sanitario.
- Le molestie sessuali come toccamenti inappropriati, richieste di favori sessuali o violenze sessuali possono causare ansia, depressione, disturbi del sonno, attacchi di panico e disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Come tutelare gli operatori sanitari dalle violenze e aggressioni?
Le violenze e le molestie nel settore sanitario sono spesso sottovalutate e sotto-rapportate, benché abbiano effetti a lungo termine sulla salute e il benessere del personale sanitario, sulla qualità e sui costi dell’assistenza sanitaria.
I lavoratori spesso esitano a denunciare queste azioni, per paura di ripercussioni o di conseguenze negative sulla loro carriera.
Le istituzioni sanitarie dovrebbero attivare specifiche misure per prevenire e affrontare questo tipo di problema, attraverso:
la formazione specifica del personale,
la promozione di politiche di tolleranza,
la creazione di sportelli di ascolto e di segnalazione, sicuri e confidenziali.
Inoltre, è importante sensibilizzare il pubblico sui danni causati da queste violenze e sul rispetto dovuto ai lavoratori sanitari, che dedicano le loro vite a salvare le nostre.
La strategia più efficace è costituita dalla prevenzione del rischio stress nel settore sanitario
Tra le azioni fondamentali per ridurre i rischi degli operatori sanitari abbiamo:
- una puntuale valutazione dei rischi
- l’individuazione e l’applicazione di protocolli di prevenzione e sicurezza
- formazione e informazione adeguata.
Naturalmente è necessaria una strategia integrata e trasversale che includa tutte queste azioni. Si deve partire da una puntuale valutazione del rischio stress, possibilmente eseguita da uno specialista psicologo del lavoro, che supporti l’intero processo. L’individuazione e la realizzazione di interventi di miglioramento deve essere, poi, costantemente monitorata, per garantirne l’efficacia attraverso eventuali azioni correttive.
Il pieno coinvolgimento del management e la cultura aziendale improntata alla totale salvaguardia del personale sanitario rappresentano, infine, gli aspetti che maggiormente possono facilitare o ostacolare i risultati auspicati.
La valutazione e la gestione del rischio stress sono importanti non solo per proteggere la salute degli operatori sanitari, ma anche per la qualità dell’assistenza fornita. Devono essere considerati come una priorità.
Quale metodologia viene utilizzata per la valutazione del rischio stress nel settore sanitario?
L’Inail ha sviluppato nel 2022 un modulo contestualizzato, specifico per il settore sanitario, aggiornando gli strumenti di misurazione e le soglie di rischio, suggerendo interventi correttivi e di miglioramento.
Durante la valutazione preliminare, le peculiarità del settore sanitario vengono analizzate attraverso:
- l’acquisizione di ulteriori e tipici indicatori oggettivi, i cosiddetti eventi sentinella, quali
la mortalità dei pazienti,
le denunce dell’utenza,
le aggressioni subite dal personale,
la presenza di lavoratori precari o acquisiti da strutture esterne
2. rispetto al contenuto del lavoro, in particolare sull’orario di lavoro, ci si focalizza anche:
sulle reperibilità notturne e/o festive
sul passaggio di consegne da un turno all’altro
3. per quanto riguarda il contesto del lavoro, rispetto alla funzione e cultura organizzativa, si rileva:
la presenza di procedure di affiancamento/addestramento per i nuovi arrivati,
di un’analisi periodica del fabbisogno formativo del personale
la chiarezza dei criteri aziendali che determinano cambiamenti nell’organizzazione del lavoro.
Rispetto poi ai rapporti interpersonali sul lavoro si valuta anche la presenza di procedure per :
la risoluzione dei conflitti in azienda
la gestione dei conflitti con i pazienti/familiari
La valutazione approfondita prevede, invece, questionari differenziati tra il personale sanitario e amministrativo con domande aggiuntive rispetto al questionario classico.
Chi deve occuparsi della valutazione del rischio stress in ambito sanitario? E come?
Il Servizio di Prevenzione e Protezione in ambito sanitario è già oberato di complesse attività da svolgere.
Quando si approccia alla valutazione del rischio stress, la prima difficoltà che incontra è nella suddivisione dei gruppi omogenei: diverse figure professionali e diversi presidi da integrare.
Deve procedere:
all’analisi degli eventi sentinella, recuperando i dati, suddivisi per gruppi omogenei,
alla valutazione preliminare utilizzando i metodi di conteggio previsti
alla valutazione approfondita inviando le risposte all’Inail che individuerà le soglie di rischio
all’individuazione delle azioni di miglioramento, delle tempistiche necessarie e dei ruoli responsabili delle attività
del monitoraggio delle azioni per valutarne l’efficacia.
Perché affidare la valutazione del rischio stress a uno psicologo del lavoro, piuttosto che farla internamente, seguendo semplicemente la metodologia dell’INAIL?
Lasciarsi supportare da uno specialista psicologo del lavoro, per la valutazione del rischio stress in ambito sanitario, consente di:
condividere parte della responsabilità di un compito così complesso
stimolare la piena partecipazione e coinvolgimento del personale
approcciare alle criticità, riflettendo in modo neutrale e indipendente
contare su una misurazione attendibile, anche della valutazione approfondita
non essere contaminato dalle dinamiche interne, dalla soggettività dell’osservazione, anche nella conduzione dei diversi focus group necessari.
Lo psicologo in ambito clinico può diventare referente dello sportello di ascolto del disagio lavorativo, delle violenze e aggressioni sul lavoro.
Può inoltre occuparsi di tutti gli aspetti di crescita e sviluppo degli operatori sanitari, rispetto alla gestione del conflitto, delle dinamiche relazionali e comunicative coi pazienti e familiari, oltre che con i colleghi ed equipe di lavoro.